La sofferenza dei tonni e dei pesci

La scienza attraverso le sue ricerche continua a dimostrare che i pesci provano dolore e possono provare sofferenza. Di seguito alcuni esempi.

I pesci sono esseri senzienti

1- "Ci sono più evidenze sperimentali della sofferenza e del dolore che i pesci provano, di quante non ve ne siano nel caso di uccelli e mammiferi - più di quelle conosciute per neonati e bambini nati prematuramente."

Prof. Victoria Braithwaite, Do Fish Feel Pain?, pagina 153.

2- "Gli esseri umani interagiscono con i pesci in differenti modi e la questione riguardante la capacità, da parte di quest'ultimi, di provare dolore e sofferenza, è recentemente oggetto di una considerevole attenzione da parte del mondo scientifico e dell'opinione pubblica.

Studi moderni hanno evidenziato come i pesci teleostei posseggano recettori del dolore simili a quelli dei vertebrati superiori. La ricerca ha anche mostrato che la neurofisiologia e il comportamento dei pesci sono alterati in presenza di stimoli dannosi. Alla luce di questi risultati, unitamente al lavoro svolto per illustrare le capacità cognitive dei pesci, sembra opportuno rispondere ad una critica di recente pubblicazione (Rose 2002) in cui si sostiene l'impossibilità, da parte degli individui appartenenti a questa specie, di provare paura e dolore, e che di conseguenza, per loro, sia impossibile soffrire.

Anche se siamo d'accordo con l'autore nel dire che i pesci percepiscono il dolore in maniera differente rispetto ad un essere umano, crediamo comunque che le prove a nostra disposizione indichino che i pesci possiedono la capacità di provare paura e sofferenza. Di conseguenza ci sembra opportuno riflettere sull'implicazione che queste sensazioni negative hanno sugli animali, ed esaminare pertanto quali misure devono essere adottate per garantire il benessere dei pesci che sfruttiamo."

Braithwaite, V.A.; Huntingford, F.A. Fonte: Animal Welfare, Volume 13, supplement 1, Febbraio 2004 , pp. 87-92(6)

3- "Alcune persone sostengono che gli animali considerati 'intelligenti' soffrano più degli altri e quindi è più semplice giustificare l'uso di invertebrati, pesci, roditori, piuttosto che, ad esempio, di cani, gatti o scimmie. Tuttavia l'intelligenza e la capacità di soffrire non sono necessariamente correlate e gli animali intelligenti non soffrono più di quelli che consideriamo lo siano di meno."

Prof. Marc Bekoff 2006a, 2007.

4- "Le vite emotive di pesci ed altri organismi acquatici sono difficili da studiare poiché il modo con cui questi individui esprimono i sentimenti non è facile da interpretare per l'uomo. Le loro sensazioni non vengono espresse in maniera chiara ed evidente come accade per i mammiferi, ad esempio. Questo certamente non significa che pesci ed altre specie acquatiche non possano provare emozioni come la sofferenza o la paura. I volti di molti di loro non sono espressivi, ma alcuni pesci e i polpi, ad esempio, modificano i colori a seconda del contesto sociale in cui si trovano, e sembra che questi cambiamenti siano collegati alle diverse situazioni e a quello che provano in esse."

Anderson, 2000

5- "Molte persone sono familiari con le fenomenali abilità cognitive di animali come cetacei o appartenenti ad altre specie carismatiche a cui riconosciamo lo status di esseri senzienti, ma è solo in periodi recenti che informazioni scientifiche attendibili sono state pubblicate per dimostrare il dolore nei pesci (Sneddon 2003, Moccia & Duncan 2004, Chandroo et al. 2004a,b), il dolore e la sofferenza nei cefalopodi e nei crostacei decapodi (vedi Advocates for Animals 2005), le abilità sociali impressionanti, le sofisticate capacità di apprendimento, la cultura, la memoria a lungo termine, i comportamenti cooperativi riconosciuti ai pesci (Bshary et al. 2002; vedi anche EFSA 2005 for a comprehensive summary of the biology, sentience, emotional lives, and welfare of a wide variety of taxa including aquatic animals and the Nuffield Council on Bioethics (2005) resoconto sull'etica nella ricerca che coinvolge animali).

Alcune prove scientifiche mostrano coma la trota iridea sia capace di provare paura (Moccia & Duncan 2004) ed è del tutto ragionevole supporre che non sia l'unico pesce capace di soffrire (Chandroo et al. 2004a, b). Chandroo et al. (2004a) sostengono che il concetto di benessere animale deve, per tutti i motivi discussi, legittimamente essere applicato anche alla pesca.

La rivoluzionaria idea di continuità evoluzionistica di Charles Darwin, seconda la quale le diversità tra le specie sono di natura strutturale piuttosto che di sostanza, è molto utile nello studio dell'intelligenza animale, della loro vita emozionale e dei nostri obblighi etici verso di loro. Semplificando, Darwin ha sostenuto che ci sono sfumature di grigio tra specie differenti e non che le differenze siano antitetiche come il bianco e il nero. Se gli esseri umani possono sentire emozioni e soffrire, allora questo è possibile anche per gli altri animali, sebbene i loro sentimenti non debbano necessariamente essere identici ai nostri. Anche se le consideriamo come sensazioni di natura diversa, non possiamo negarne l'esistenza. E' possibile che il dolore di un pesce o di un'aragosta sia diverso da quello di un cane, di uno scimpanzé o di un essere umano; ogni individuo soffre il suo dolore."

Prof. Marc Beckoff, 2007, Ecology and Evolutionary Biology, Università del Colorado, USA

La sofferenza
dei tonni e dei pesci

La scienza attraverso le sue ricerche continua a dimostrare che i pesci provano dolore e possono provare sofferenza.

Ci sono dati evidenti che testimoniano la sofferenza e il dolore che i pesci provano, di quanti non ve ne siano nel caso di uccelli e mammiferi.

Di seguito alcuni esempi.

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